Sappiamo quanto sia fastidioso essere interrotti mentre si fa o si segue un discorso. Che sia un rumore o un’altra persona che lo fa, è sempre oggettivamente irritante.
Quindi come la mettiamo con la pubblicità televisiva? Proviamo a riflettere, come qui invito sempre a fare, su quante ricerche, sondaggi e tentativi creativi si facciano costantemente fra addetti ai lavori con l’obiettivo di migliorare l’efficienza degli investimenti pubblicitari. Ma non si mette mai davvero mano al “modello lego” con cui si ordinano e distribuiscono i mattoncini da 30 secondi (prevalentemente) nell’arco delle 24 ore di programmazione. Incontri, riunioni, convegni, raccolta di risultati…
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La strategia del bene comune
Perché una rubrica per parlare di etica in comunicazione?
Potrei rispondere che è proprio perché molti si chiedono a che pro si dovrebbe introdurla fra le competenze professionali messe al servizio dei clienti e addirittura si interrogano su cosa c’entri l’etica con le imprese e la comunicazione. Già questo basterebbe per stabilirne l’urgenza. Ma l’argomento merita approfondimenti e costanti riflessioni, soprattutto nel comparto della comunicazione commerciale e informativa. In questa rubrica, proverò a convincere gli scettici.
Il pensiero etico in comunicazione va prima capito, assorbito e poi applicato perché riduce gli sprechi, migliora l’utilizzo dell’intelligenza disponibile e aumenta l’efficacia delle azioni promosse. Induce nuove forme di approccio creativo per il fatto stesso di costringere a una costante verifica di correttezza del proprio percorso. Cambia i paradigmi di riferimento. Induce comportamenti corretti, responsabili e attenti “all’altro” che sono grandi portatori sani di vari benefici: benefici reciproci (i famosi win-win), benefici a lungo termine (la fidelizzazione) e benefici costruttivi, capaci cioè di edificare solide basi su cui costruire un percorso di crescita.
“Sustainable Development Goals “ – I diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile
A Rio, gli Stati membri hanno deciso di avviare un processo per sviluppare una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile, ed hanno anche adottato linee guida innovative sulle politiche di green economy.
Sustainable Development Goals
Goal 1 | End poverty in all its forms everywhere |
Goal 2 | End hunger, achieve food security and improved nutrition and promote sustainable agriculture |
Goal 3 | Ensure healthy lives and promote well-being for all at all ages |
Goal 4 | Ensure inclusive and equitable quality education and promote lifelong learning opportunities for all |
Goal 5 | Achieve gender equality and empower all women and girls |
Goal 6 | Ensure availability and sustainable management of water and sanitation for all |
Goal 7 | Ensure access to affordable, reliable, sustainable and modern energy for all |
Goal 8 | Promote sustained, inclusive and sustainable economic growth, full and productive employment and decent work for all |
Goal 9 | Build resilient infrastructure, promote inclusive and sustainable industrialization and foster innovation |
Goal10 | Reduce inequality within and among countries |
Goal 11 | Make cities and human settlements inclusive, safe, resilient and sustainable |
Goal12 | Ensure sustainable consumption and production patterns |
Goal13 | Take urgent action to combat climate change and its impacts* |
Goal14 | Conserve and sustainably use the oceans, seas and marine resources for sustainable development |
Goal15 | Protect, restore and promote sustainable use of terrestrial ecosystems, sustainably manage forests, combat desertification, and halt and reverse land degradation and halt biodiversity loss |
Goal16 | Promote peaceful and inclusive societies for sustainable development, provide access to justice for all and build effective, accountable and inclusive institutions at all levels |
Goal 17 | Strengthen the means of implementation and revitalize the global partnership for sustainable development |
Fonti:
https://sustainabledevelopment.un.org/focussdgs.html
http://profumodimare.forumfree.it
Dobbiamo ancora crescere
Che differenza passa fra, che so, impegnarsi nell’ideare e produrre un pupazzetto da inserire in un ovetto di cioccolato e impegnarsi nel progettare un intervento socialmente utile?
Il primo è considerato un lavoro mentre il secondo no. Uno appartiene alla “produzione di beni” mentre l’altro è la dimostrazione di una forma di cura per l’altro. Di uno va lungamente spiegata l’utilità mentre l’altro è una cristallina evidenza di utilità. Il primo non è legato ad un’esigenza reale, il secondo certamente sì. Uno richiede “pensiero artificiale”, risorse e particolari energie per assumere un senso, l’altro è senza dubbio un atto di buon senso naturale. Continue Reading →
“Stupido è chi lo stupido fa” (Forrest Gump).
Secondo la mia personale e professionale visione dell’etica applicata alla comunicazione, anche produrre e dire cose stupide non è etico perché manca di rispetto a tutti, inclusi gli autori (la spiazzante logica dello stupido è ben descritta da Mario Cipolla in “Allegro ma non troppo” – Ed. Sellerio). E di cose stupide ahimè se ne vedono tante. Tutto sta nel riconoscerle, ma è difficile separarle dalle persone che gli hanno dato vita. Sono un tutt’uno indissolubile. Nel caso di una pubblicità, o di una qualunque altra forma di comunicazione stupida, questo tutt’uno diventa un’ameba che avvolge in sé -inspiegabilmente- anche tutti coloro che ne approvano la realizzazione e la diffusione. E quando questo accade, l’ameba ha purtroppo il potere di inglobare in sé anche coloro che ne assorbono lo squallore, cosicché la stupidità di origine invade la Marca e la sua reputazione. Eppure accade perché dipende dalle persone. La dimensione delle cose inspiegabili e stupide che popolano la comunicazione commerciale, è palese se la si osserva lateralmente. Continue Reading →
Fiori di Plastica
Cercare di spiegare quanto sia utile l’etica in comunicazione per costruire percorsi di crescita diffusa e contagiosa, richiede un buon carattere e una certa costanza per non farsi prendere dallo sconforto.
Ma quando un tema è utile e necessario (e urgente direi) ne vale la pena.
Sensibilizzare il comparto su questo tema rischia infatti di passare come un “rifiuto della pubblicità”, quando invece si tratta di una semplice critica costruttiva e un fermo invito a lavorare per salvaguardare la reputazione dell’intero settore e di conseguenza anche quello delle aziende committenti che, per inciso, sono quelle che pagano e che dovrebbero quindi pretenderlo.
Se la pubblicità ha senso di esistere è perché funziona. Nel bene e nel male. Continue Reading →
Fa’ la cosa giusta 2015!
La paga del manager
Le reazioni e i dibattiti attorno all’annuncio della riduzione degli stipendi dei top manager pubblici, dicono molto, sebbene su scala nazionale, su una delle grandi malattie del nostro capitalismo, e sui suoi paradossi. Senza ripetere la critiche ormai note (e abusate) ai super-stipendi e ai bonus di uscita dati anche a manager pessimi, dovremmo invece criticare i compensi dei manager usando le stesse categorie del mercato e della concorrenza da essi stessi evocate (“è il mercato, bellezza”). Continue Reading →
Via dall’economia di Flatlandia per tornare a generare futuro
Siamo dentro una eclissi del tempo. La logica dell’economia capitalistica, e la sua cultura che sta dominando incontrastata su molta parte della vita sociale e politica, non conosce la dimensione temporale. Le sue analisi costi-benefici coprono pochi giorni, mesi, qualche anno – nella più generosa delle ipotesi. Una tendenza radicale di questo capitalismo è infatti il progressivo accorciamento dell’arco temporale delle scelte economiche, e quindi di quelle politiche sempre più guidate dalla stessa cultura economicistica.
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Internet e libertà d’espressione
Stati Uniti ed Unione Europea incentivano la libertà in Rete. Ma in Italia il web non è visto di buon occhio dalle istituzioni.
Libertà d’espressione e Internet sembra essere un binomio inscindibile. O almeno così dovrebbe essere. In effetti, è da quando il web – così come lo conosciamo noi – ha esordito negli anni ’90 che il globo intero inneggia allo “strumento più libero e democratico che c’è”. Ma sarà vero? Continue Reading →